lunedì 7 novembre 2016

"Il mondo non è stato creato una volta, ma tutte le volte che è sopravvenuto un artista originale."
(Marcel Proust)

In giro per il mondo sono state lasciate le impronte degli artisti che con originalità hanno espresso ciò che la loro anima suggeriva.
Sono le loro creazioni a colorare le nostre giornate, a farci apprezzare i dettagli e comprendere significati nascosti.

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"Si usa uno specchio di vetro per guardare il viso e si usano le opere d’arte per guardare la propria anima."
-George Bernard Shaw


domenica 6 novembre 2016

"Ci sono pittori che dipingono il sole come una macchia gialla, ma ce ne sono altri che, grazie alla loro arte e intelligenza, trasformano una macchia gialla nel sole."
-Pablo Picasso


Tim Bengel è un ragazzo tedesco di 25 anni che ha scoperto la passione per l'arte riuscendo a personalizzarla.
La sua curiosità lo ha portato sin da piccolo ad imitare le opere astratte viste al "Saatsgalerie" di Stuttgart.
Ha vinto la sua prima competizione a scuola, all'età di 18 anni.
Per Tim Bengel l'arte significa chiedersi: "Cos'è l'arte? Cosa rende l'arte bella? E chi decide cos'è l'arte?".
Nel suo percorso, questo artista cerca sempre di rispondere a quelle domande esplorando nuovi lavori e intraprendendo nuovi progetti. 
Oggi, egli riesce a creare dei capolavori lavorando solo con la sabbia, l'oro e la colla.
Ecco il video che mostra l'aspetto finale delle sue opere una volta scrollata la sabbia in eccesso.


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sabato 5 novembre 2016

Nome della scultura: "Love"
Chi l'ha creata: Alexander Milov
Dove si trova: Nevada (USA)


Quest'opera d'arte che non potrà lasciarvi indifferenti.
Essa ha riscosso grande successo tra i visitatori del Burning Man festival, ovvero l'evento di otto giorni che ogni anno anima il deserto Black Rock del Nevada.
L'artista ucraino Alexander Milov è stato il primo a ricevere un finanziamento dal festival statunitense per la creazione della sua scultura. 
L'opera rappresenta due persone sedute schiena contro schiena realizzate con il fil di ferro, modalità artistica che ha consentito a Milov di riprodurre, al loro interno, due bambini, che rappresentano l'animo infantile presente in ogni adulto. 


"Love rappresenta il conflitto tra un uomo e una donna e, al contempo, l'espressione sia esterna che interna della natura umana", ha commentato lo scultore.
"Le due identità sono rappresentate da bambini trasparenti, che uniscono le mani attraverso le grate. Man mano che cala la notte, i bambini si illuminano. Questa luce è un simbolo di purezza e sincerità che unisce le persone e dona speranza nei momenti più bui". 

"Bisogna rifare dieci volte, cento volte lo stesso soggetto.
Niente, in arte, deve sembrare dovuto al caso."
-Edgar Degas


venerdì 4 novembre 2016

Nome del dipinto: "Il bacio"
Autore: Gustav Klimt (1862-1918)
Caratteristiche: olio su tela di cm 180x180
Anno: 1907-1908
Ubicazione: Österreichische Galerie Belvedere, Vienna


Al centro di un luogo etereo ed astratto due amanti si stringono e si abbandonano ad un bacio intenso; la fanciulla è pienamente abbandonata nell'amplesso, con gli occhi chiusi in una posizione estatica, mentre l'uomo (del quale si intravede solo il profilo) stringe la testa dell'amata con delicatezza, protendendosi verso di lei in segno protettivo e di affetto.
I due giovani innamorati, avvolti entrambi in lunghe tuniche mosaicate che ne celano i corpi, sono inginocchiati su un piccolo rettangolo erboso.
Il tema dell'amore e delle umane passioni era già stato trattato numerose volte nella produzione klimtiana, ma è solo in quest'opera che Klimt riesce a trasportare in pittura quel momento effimero in cui l'universo maschile e quello femminile riescono finalmente a compenetrarsi, in un attimo fuggente.


Nell'opera le differenze tra i sessi emergono nelle mani nodose e affusolate dell'uomo, in contrasto con la lucentezza della diafana pelle della fanciulla, ma specialmente nell'adozione di una particolarissima grammatica visiva: mentre le vesti dell'uomo sono costituite da elementi geometrici verticali e spigolosi, nelle tonalità del nero, del grigio e del bianco, la donna è rivestita di forme circolari e spiraliformi, dalle forme morbide e variopinte.
Eppure, la netta separazione tra i due sessi viene superata con quella luminosa crisalide aurea che racchiude le due figure, in congiunzione con lo sfondo che riproduce, con un gioco di trasparenze ed affioramenti, le forme della coppia di amanti.

"Ciò che l’arte tenta di distruggere è la monotonia del tipo, la schiavitù della moda, la tirannia delle abitudini, e l’abbassamento dell’uomo al livello della macchina."
-Oscar Wilde


giovedì 3 novembre 2016

"Una sera passeggiavo per un sentiero, 
da una parte stava la città e sotto di me il fiordo
-il sole stava tramontando-
le nuvole erano tinte di un rosso sangue.
Sentii un urlo attraversare la natura:
mi sembrò quasi di udirlo.
Dipinsi le nuvole come sangue vero.
I colori stavano urlando."
-Edvard Munch


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mercoledì 2 novembre 2016

"Ebru" è una delle più antiche arti turche, ma il luogo preciso e la data della sua nascita rimangono sconosciuti.
"Ebru" è l'arte dai regni della storia e presenta una bellezza che è piena di amore.
Può essere descritta semplicemente come pittura sull'acqua: i modelli si formano sulla superficie dell'acqua, alla quale sono state aggiunte sostanze per aumentarne la viscosità.
Tali modelli vengono poi trasferiti sulla carta.
I risultati di questo processo sono unici e non è mai possibile raggiungere di nuovo lo stesso disegno.


L'artista turco di 32 anni, Garip Aywas (Garip AY>>), dopo aver studiato le arti antiche della sua terra, oggi si serve della tecnica "Ebru" per realizzare capolavori emozionanti.

"Pensavano che anche io fossi una surrealista, ma non lo sono mai stata. Ho sempre dipinto la mia realtà, non i miei sogni."
-Frida Kahlo


martedì 1 novembre 2016

Nome della costruzione: "Cattedrale di San Basilio"
Architetti: Barma e Postnik Jakovlev
Dove si trova: Mosca, Russia
Anno: 1561


Il nome originale è "la cattedrale dell'Intercessione della Madre di Gesù sul Fossato".
Essa rappresenta la religione della Chiesa ortodossa russa.
La cattedrale è eretta sulla Piazza Rossa di Mosca tra il 1555 e il 1561.
Costruita per volontà di Ivan IV di Russia per commemorare la presa di Kazan' e Astrachan', essa rappresenta il centro geometrico della città e il fulcro della sua crescita già dal XIV secolo.
Il disegno dell'edificio, presenta una forma che ricorda le fiamme di un falò che sale verso il cielo.
È stato il più alto edificio della città di Mosca fino al completamento della Grande Torre Campanaria di Ivan il Grande, avvenuto nel 1600.


La costruzione originale, nota come la chiesa della Trinità e successivamente come cattedrale della Trinità, constava di otto chiese laterali distribuite intorno alla nona, centrale, chiesa dell'Intercessione; la decima chiesa venne eretta nel 1588 sopra la tomba del venerato stolto Basilio il Benedetto.
Durante il XVI e il XVII secolo la cattedrale, percepita come il simbolo in terra della Città celeste, era popolarmente conosciuta come Gerusalemme e rappresentava un'allegoria del Tempio di Gerusalemme durante l'annuale parata della Domenica delle Palme capeggiata dal Patriarca di Mosca e dallo zar.



La cattedrale risulta ancora proprietà della Federazione Russa.
Essa è inclusa dal 1990 come Patrimonio dell'Umanità nella lista UNESCO, insieme con il Cremlino di Mosca>>.

"Non vi è alcun metodo più sicuro per evadere dal mondo che seguendo l’arte, e nessun metodo più sicuro di unirsi al mondo che tramite l’arte."
-Goethe


lunedì 31 ottobre 2016

"Vedo streghe spaventose
cavalcar scope focose;
vedo mummie sorridenti
e fantasmi fluorescenti;
vedo anime dannate
e anche zucche colorate;
vedo pipistrelli a frotte
svolazzare in questa notte.
Perché vedo tutto questo
dimmi un po’, te lo sei chiesto?
Perché ora, adesso, infin
è la notte di Halloween!"


Buon Halloween a tutti!

domenica 30 ottobre 2016

Tutto pronto per la festa di Halloween?
Manca solo un giorno!
Addobbate le vostre case e distribuite i dolcetti ai bambini...
altrimenti vi faranno uno scherzetto...
e chissà quale!


ATTUALITÀ

Oggi vorrei soffermarmi sugli effetti del terribile terremoto che in questi giorni non smette di far tremare i cuori della gente, le loro case ed i monumenti artistici più antichi in Italia.
La foto rappresenta il centro storico di Norcia l'istante prima della catastrofe...
La stessa piazza ora accoglie gli abitanti che non sanno in quali condizioni è stata ridotta la loro casa dopo la scossa.
I volti di queste persone sono sconvolti e le loro ginocchia sono poggiate sul pavimento della piazza, in segno di preghiera.
Pregano che tutto finisca presto.


Il danno maggiore è stato riportato alla Basilica di San Benedetto.
La sua costruzione risale al XII secolo e lo stile architettonico è un insieme di elementi gotici e del barocco.
Solo la facciata e parte delle navate sono rimaste in piedi dopo la scossa più forte.


La facciata, a capanna, presenta un paramento murario in blocchi lapidei e coronamento apicale di forma triangolare.
Nella parte inferiore del prospetto si apre un unico portale, sormontato da una lunetta ogivale con gruppo scultoreo raffigurante la Madonna col Bambino fra due angeli adoranti.
Ai lati vi sono due statue, San Benedetto a destra e Santa Scolastica a sinistra.
Ai lati del rosone, invece, vi sono quattro bassorilievi raffiguranti i simboli degli Evangelisti.
La facciata era sormontata da due pinnacoli e da una croce marmorei, rimossi in via precauzionale dopo il sisma.



Il rosone è ancora intatto e si spera che riesca a reggere a lungo.


All'interno la basilica era a forma di croce latina, con un'unica navata coperta con capriate lignee.
L'abside e la calotta all'incrocio del transetto, come le pareti laterali della navata, si presentavano nelle forme della ricostruzione settecentesca.
Al di sotto della chiesa, si trovano la cripta a tre navatelle e un'area archeologica con i resti di una domus romana di epoca imperiale.

sabato 29 ottobre 2016

Mancano due giorni ad Halloween!
L'aria diventa sinistra e le strade sono sempre più buie... 
Preparatevi a tremare!


venerdì 28 ottobre 2016

Nome delle sculture: "Wire Fata" (Fata realizzata con filo)
Chi l'ha create: Robin Wight
Dove si trovano: The Trentham Estate>>, Birmingham, Regno Unito


L'artista inglese ha incantato il mondo intero con le sue incredibili sculture.
Egli è specializzato in creazioni realizzate con filo di acciaio inossidabile, e per The Trentham Estate ha preparato una serie di meravigliose sculture di fate.



Tutte le opere d’arte che si trovano nel Trentham Garden, sono posizionate in modo tale da amalgamarsi completamente con la natura circostante.
Lo scultore spiega la sua filosofia: "Cerco di progettare sculture in movimento, in modo da spingere le persone che le osservano a chiedersi <ma come ha fatto a realizzarle>?"

"L’artista dopo che ha lavorato deve sentirsi stanco, eccitato, qualche volta felice e quasi sempre insoddisfatto."
-Giacomo Balla


giovedì 27 ottobre 2016

"Ceci n'est pas une pipe."
-René Magritte


« Chi oserebbe pretendere che l'immagine di una pipa è una pipa? Chi potrebbe fumare la pipa del mio quadro? Nessuno. Quindi, non è una pipa. »

Così come il pittore surrealista belga afferma con l'immagine originale che non si tratta di una pipa ma della rappresentazione di essa, allo stesso modo questa non è una gif, ma un'immagine ingannevole che istintivamente ci porta a cliccare per vedere l'animazione.

mercoledì 26 ottobre 2016

"L’oggetto dell’arte non è riprodurre la realtà, ma creare una realtà della stessa intensità."
-Alberto Giacometti


martedì 25 ottobre 2016

"Non andare dove il sentiero ti può portare; vai invece dove il sentiero non c’è ancora e lascia dietro di te una traccia."
-Ralph Waldo Emerson


lunedì 24 ottobre 2016

Nome del dipinto: "La classe di danza"
Autore: Edgar Degas (1834-1917)
Caratteristiche: olio su tela di cm 85x75
Anno: 1873-1875
Ubicazione: Musée d'Orsay, Parigi


Questo quadro è tra i primi appartenenti al tema delle ballerine, sviluppato in diversi quadri di Degas dopo il 1874 poiché, a causa della morte del padre, perse l'agiatezza economica e dovette iniziare a vendere i suoi quadri per vivere.
Questo tema, infatti, era particolarmente gradito ai collezionisti e al suo pubblico abituale, essendo un assiduo frequentatore di opere, balletti, spettacoli teatrali.
Il dipinto raffigura un gruppo di ballerine mentre assiste ad una lezione di danza impartita dall'anziano danzatore e coreografo Jules Perrot in una sala dell'Opera in rue Le Peletier.
Questa immagine coglie un attimo a caso dei mille possibili della lezione, per cui è possibile trovare espressioni naturali e spontanee, come il parlottio delle ragazze sullo sfondo o, maggiormente, la smorfia di fastidio della ragazza che si gratta la schiena in primo piano a sinistra.


Degas, contrariamente alla tecnica impressionista, usa sia il nero (per esempio nel nastro della bambina in primo piano) e il bianco (nel tutù di tutte le ballerine).
Ogni figura delle venti che appaiono, è ritratta nei propri atteggiamenti: i gesti sono naturali e informali; c'è chi si aggiusta i capelli, chi ha le braccia conserte, chi allunga le gambe, chi appoggia il viso alla mano a denotare l'affaticamento per la lezione. Nessuno dei personaggi risulta in posa.

Degas afferma infatti che amava rappresentarli come se "si guardassero dal buco della serratura".
Oltre l'apertura sulla parete sinistra si può notare una finestra attraverso la quale si intravede appena un paesaggio urbano.
La scena di interno è resa spaziosa dalla visuale prospettica, dall'alto, che sfonda verso destra, sottolineata dalle linee del parquet, diagonali che inquadrano la costruzione dell'opera e individuano un punto di fuga situato all'esterno della scena.
Lungo le linee diagonali che conducono la composizione verso il fondo, appare isolata la figura del maestro Perrot che controlla il passo della ballerina di turno.


La naturalezza del quadro è suscitata dal taglio fotografico dell'immagine ripresa dal basso verso l'alto.
Degas dedica un'attenzione particolare agli aspetti coloristici della luce nel definire le particolarità degli abiti, nel descrivere il movimento delle ragazze danzanti: il colore, steso con zone ampie e pennellate sintetiche, non descrive ma evoca materie e volumi.
Un altro particolare di questo quadro risulta essere la sensazione di estensione oltre i margini della tela; questo effetto suggerisce la transitorietà del momento immortalato dal pittore e la volontà dell'autore di superare la pittura accademica immobile.

"Nessuno può aggiungere niente a un albero, a un fiore.
Così una vera opera d’arte."
-Christian Friedrich Hebbel


domenica 23 ottobre 2016

"Scopo di ogni artista è arrestare il movimento, che è vita, con mezzi artificiali, e tenerlo fermo ma in tal modo che cent’anni dopo, quando un estraneo lo guarderà, torni a muoversi, perché è vita."
-William Faulkner


sabato 22 ottobre 2016

Nome del dipinto: "Campo di grano con volo di corvi"
Autore: Vincent Van Gogh (1853-1890)
Caratteristiche: dipinto a olio su tela di cm 50,3x100,5
Anno: 1890
Ubicazione: Van Gogh Museum (Amsterdam)


Comunemente, ma erroneamente, si ritiene che questo sia stato l'ultimo quadro dipinto da Van Gogh prima di morire; infatti non esistono fonti documentate al riguardo.
Il dipinto rappresenta lo stato d'animo tormentato e angosciato dell'artista che esprime uno straziante grido di dolore, accentuato dal ritmo vorticoso delle pennellate.
Una tempesta, quasi come un presentimento di lutto, si sta per abbattere su un campo di grano dal quale si leva, cupo e tenebroso, uno stormo di corvi neri in un basso volo disordinato.L'artista nutriva un profondo rispetto nei confronti delle forze della natura, e questo spiega perché dipinse cieli agitati in molte delle sue opere: egli infatti riteneva che il soggetto fosse dotato di un incalcolabile potenziale artistico se riprodotto su di una tela.


Il campo di grano, sconquassato senza pietà dal vento, è stato realizzato mediante vere e proprie frustate di giallo luminoso, mentre il cielo, inizialmente terso, è offuscato dall'intenso colore nero delle nubi che piano piano si calano ostili e minacciose avvolgendo inesorabilmente la luce.
Il dipinto è percorso da tre sentieri: in particolare, quelli presenti ai lati sembrano non avere né un punto d'origine né tanto meno condurre ad un punto preciso.

"Quando vivi in un luogo a lungo, diventi cieco perché non osservi più nulla. Io viaggio per non diventare cieco."
-Josef Koudelka


venerdì 21 ottobre 2016

Crisco Art è il nome con il quale l'autore di questo quadro si è fatto conoscere sui social network.
Si tratta in realtà di CRIstoforo SCOrpiniti, un giovane calabrese che in seguito ad alcuni problemi con il lavoro, ha scoperto la passione per la pittura e oggi vive della sua arte.
La sua tecnica è molto particolare e adotta l'utilizzo di colori fosforescenti che rendono il dipinto luminoso anche al buio. 


Le sue tele sono un trionfo di colori accesi, di cromie brillanti che esprimono la gioia e la positività, nelle sfumature e nei passaggi cromatici si percepisce l’urgenza di esprimere un mondo interiore che dichiara ufficialmente guerra agli abissi del buio.
Egli evidenzia dunque il suo amore per la luce, utilizza le tonalità più delicate ma anche quelle più forti. 



La sua produzione sembra seguire dei continui passaggi, degli incessanti cambiamenti di rotta verso percorsi di ricerca cromatica e di sperimentazione tecnica.
Infatti è possibile ritrovarsi nella dimensione figurativa di volti femminili, di icone contemporanee, nella dimensione astratta fatta di figure indeterminate e simboliche, nella dimensione paesaggistica fatta di suggestivi boschi e foreste dalla doppia simbologia, intesi come spazio inviolato, pulsante di vita ma anche come spazio oscuro, misterioso quasi impenetrabile.


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"L’artista è un ricettacolo di emozioni che vengono da ogni luogo: dal cielo, dalla terra, da un pezzo di carta, da una forma di passaggio, da una tela di ragno."
-Pablo Picasso


giovedì 20 ottobre 2016

Nome della costruzione: "Palazzo Altemps"
Architetto: Melozzo da Forlì
Uso: Museo Nazionale Romano
Dove si trova: via Sant'Apollinare 46, Roma, Italia
Anno: 1477


Nel XV secolo cominciò a nascere il palazzo Altemps quale oggi lo conosciamo, nel dominio di diversi personaggi che si successero nel tempo a partire da Girolamo Riario, che ne fece fare il disegno al celeberrimo Melozzo da Forlì.
Girolamo, nipote (o forse figlio naturale) di Sisto IV, avrebbe voluto completarne l'edificazione per il suo matrimonio con Caterina Sforza, nel 1477, ma i lavori non furono conclusi prima del 1480.
Caduta con la fine di Sisto IV la fortuna dei Riario, nel 1511 il palazzo fu acquistato, ampliato e decorato dal cardinale Francesco Soderini (architetti Antonio da Sangallo il Vecchio e Baldassarre Peruzzi, al cui intervento si deve il cortile maggiore).


Tra il 1513 e il 1518 fu dimora del cardinale mediceo Innocenzo Cybo.
Dopo essere stato residenza degli ambasciatori spagnoli il palazzo fu acquistato nel 1568 dal cardinale austriaco Marco Sittico Altemps che ne fece la residenza del casato ormai italianizzato. Si deve a lui l'istituzione della Biblioteca Altempsiana, poi confluita nella Vaticana, e la prima collezione di sculture antiche.


Qualche papa dopo, Clemente VIII Aldobrandini, nel 1604, donò alla famiglia le spoglie di papa Aniceto per arricchirne la cappella privata, ma il figlio Giovanni Angelo Altemps secondo duca di Gallese, fece dipingere nella stessa cappella del palazzo, nel 1617, un grande affresco che riproduceva la decapitazione del padre.


È a Giovanni Angelo che si deve il primo teatro (poi denominato Teatro Goldoni) costruito nel palazzo. Ed è qui che nel 1690 venne fondata l'Accademia dell'Arcadia.
Nel Settecento il palazzo fu affittato come sede diplomatica francese dal cardinale Melchior de Polignac e fu sede di grande mondanità e lusso: vi si recitò tra l'altro Metastasio e vi suonò anche Mozart, durante il suo soggiorno romano.
Passato nel XIX secolo alla Santa Sede, ha ospitato dal 1871 al 1903 l'istituto scolastico de Merode, trasferito successivamente nei pressi di piazza di Spagna. 
Fu acquisito al patrimonio dello Stato nel 1982 tramite l'acquisto da parte del Ministero dei Beni Culturali. È attualmente utilizzato per tre quarti dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma come sede del Museo Nazionale Romano.
Nel 2013 il circuito museale del Museo Nazionale Romano è stato il ventunesimo sito statale italiano più visitato.

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"E non c’è niente di più bello dell’istante che precede il viaggio, l’istante in cui l’orizzonte del domani viene a renderci visita e a raccontarci le sue promesse."
-Milan Kundera


mercoledì 19 ottobre 2016

Nome del dipinto: "Archeological Reminiscence of Millet’s Angelus"
Autore: Salvador Dalí
Caratteristiche: olio su tavola di cm 12 1/2 x15 1/2 (misure americane)
Anno: 1935
Ubicazione: collezione privata

(Dalí)

L'artista visualizzata la coppia "Angelus" dal dipinto di Jean-François Millet. Come risultato dei suoi ricordi, Dalí dipinge le figure come antiche torri sulla pianura Ampurdan, un'atmosfera carica di una qualità preistorica inquietante.
Dalí associa le figure che si inchinano ai monoliti (menhir) che ha visto in alcune parti della Catalogna.

(Millet)

Dalí dipinge la femmina leggermente più alta della figura maschile, con i suoi tratti simile ad una mantide religiosa.
Nella sua analisi del significato latente del dipinto, Dalí ritiene che la femmina non sia solo il partner dominante, ma anche una minaccia sessuale per il maschio.


Questo allude alla affermazione di Dalí che la pittura di Millet rappresenta la repressione sessuale, la paura maschile e l'impotenza e nel suo lavoro Dalí ha aggiornato la tradizione popolare simbolista del XIX secolo della donna in un contesto surrealista, estendendo il messaggio dei pericoli impliciti della sensualità femminile.
Il tema principale del quadro rielaborato potrebbe anche collegarsi ad un significato psicologico personale, riguardante Dalí stesso.