lunedì 3 ottobre 2016

Nome del dipinto: "L'urlo" (titolo originale: Skrik)
Autore: Edvard Munch (1863-1944)
Caratteristiche: olio, tempera e pastello su cartone di cm 91x73,5
Anno: 1893
Ubicazione: Galleria Nazionale di Oslo


L'urlo raffigura un ponte in salita, sul quale si sta consumando un urlo lancinante, acuto, che in quest'opera acquisisce un carattere indefinito e universale, elevando la scena a simbolo del dramma collettivo dell'angoscia, del dolore e della paura.
Il soggetto urlante è la figura in primo piano, terrorizzata, che per emettere il grido (e non per proteggersene) si comprime la testa con le mani, perdendo ogni forma e diventando preda del suo stesso sentimento: più che un uomo, infatti, ricorda un ectoplasma, con il suo corpo serpentiforme, quasi senza scheletro, privo di capelli, deforme.


Si perde insieme alla sua voce straziata e alla sua forma umana tra le lingue di fuoco del cielo morente, così come morente appare il suo corpo, le sue labbra nere putrescenti, le sue narici dilatate e gli occhi sbarrati, testimoni di un abominio immondo.
Ma il vero centro dell'opera è costituito dalla bocca che, aprendosi in un innaturale spasmo, emette un grido che distorce l'intero paesaggio, che in questo modo restituisce una sensazione di disarmonia, squilibrio.
Questo sentimento di malessere non è esclusivo né dello sfondo, né dell'animo di Munch: è infatti distintivo del pessimismo diffuso in quel periodo, che cominciò a mettere in dubbio le certezze dell'essere umano, proprio mentre Sigmund Freud indagava gli abissi dell'inconscio.


A rimanere dritti sono esclusivamente il ponte e i due personaggi a sinistra.
Queste due figure umane sono sorde sia al grido che alla catastrofe emozionale che sta angosciando il loro collega: non a caso, sono collocate ai margini della composizione, quasi volessero uscire dal quadro.
È in questo modo che Munch ci restituisce in modo molto crudo e lucido una metafora della falsità dei rapporti umani.
Sulla destra, invece, è collocato il paesaggio, innaturale e poco accogliente, quasi fosse un'appendice dell'inquietudine dell'artista: il mare è una massa nera ed oleosa, mentre il cielo è solcato da lingue di fuoco, con le nuvole che sembrano essere cariche di sangue.

Nessun commento:

Posta un commento